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Mostra / Fausto Pirandello. La pittura e la condizione umana

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Celebrato dalla critica per la carica espressiva della sua pittura, Fausto Pirandello (Roma 1899 – 1975), figlio del premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello, torna a Parigi con un’importante retrospettiva organizzata in occasione del cinquantenario della sua scomparsa. Attraverso oltre sessanta opere tra dipinti e lavori su carta, la mostra tratteggia il profilo di un artista prolifico e originale, capace con la sua ricerca solitaria e introspettiva di anticipare alcune delle più profonde tensioni della pittura del Novecento, da Lucian Freud ai figurativi contemporanei.

Nell’arco della sua cinquantennale carriera, Pirandello è passato dal confronto con la pittura francese – soggiornò a Parigi alla fine degli anni ’20 – all’espressionismo degli anni tra le due guerre, fino al ritorno, nel periodo maturo, alla scomposizione cubista e infine a una rappresentazione esasperata e tragica dell’umanità. Il percorso della mostra si snoda attraverso cinque sezioni tematiche che guidano il visitatore all’interno del suo universo pittorico, complesso e coerente.

Il rapporto con Luigi Pirandello

La mostra si apre con una sezione dedicata al complesso e affascinante legame tra Fausto Pirandello e il padre Luigi, premio Nobel per la letteratura nel 1934. Nell’estate del 1936, i due si ritrovarono ad Anticoli Corrado, villaggio alle porte di Roma noto per essere rifugio di artisti e intellettuali. La convivenza in quella stagione rappresentò un momento di dialogo ma anche di differenziazione artistica e identitaria: mentre Luigi elaborava le sue ultime opere teatrali, Fausto consolidava una visione pittorica autonoma, marcata da uno sguardo crudo e disincantato sulla realtà.

Gli autoritratti

La seconda sezione della mostra propone una selezione di autoritratti, genere nel quale Pirandello si cimenta per tutta la vita, a riprova della centralità dello sguardo su di sé nella sua ricerca artistica. Già a partire dal 1921, l’autoritratto si configura non come esercizio accademico, ma come specchio dell’anima. Negli anni della guerra, ritratti veloci e introspettivi raccontano un’esistenza inquieta, mentre nel dopoguerra il volto dell’artista si fa via via più scomposto e allusivo. L’autoritratto è per Pirandello un esercizio di consapevolezza, un’esplorazione del tempo e della memoria attraverso la pittura.

Pirandello e Parigi

Il percorso della mostra prosegue con un focus sul soggiorno parigino di Fausto Pirandello, che all’inizio del 1928 si trasferì nella capitale francese con la moglie, la modella anticolana Pompilia D’Aprile. Stabilitosi prima in rue Labrouste, poi nel XIV arrondissement in rue Bardinet, l’artista visse a Parigi un periodo di intensa scoperta e confronto con la modernità. Colpito dal Picasso neoclassico, sviluppò una pittura monumentale, fatta di nudi e nature morte intrisi di luce mediterranea. La sua personale alla Galerie Vildrac nel 1929 suscitò reazioni contrastanti, ma segnò un’apertura verso il contesto europeo. La città fu per Pirandello anche il luogo di una profonda emancipazione esistenziale e artistica.

L’indagine sulla “condizione umana”

“Tutta l’intera esperienza della mia condizione umana”: così l’artista rispondeva a un questionario del MoMA nel 1963. Questo principio guida attraversa tutta la sua opera. Nei nudi e nelle scene d’interno, spesso ambientate tra le mura domestiche o in luoghi marginali, Pirandello riversa tensioni interiori e inquietudine. Il corpo – soprattutto quello femminile – diventa il campo privilegiato di questa indagine, rappresentato senza idealizzazione, con un linguaggio materico e crudo. Dopo il ritorno da Parigi, i suoi corpi assumono qualità scultoree, con superfici dense che evocano le terrecotte di Arturo Martini. Tra gli anni Trenta e Quaranta, il tono terroso domina la sua tavolozza. Anche quando la sua pittura si avvicina all’astrazione, resta saldo il legame con l’introspezione e l’umano.

Forma e materia: la ricerca di un linguaggio

Verso la metà degli anni Quaranta, la figurazione di Pirandello subisce una svolta decisiva. Abbandonato l’espressionismo più acceso, l’artista avvia una fase di sperimentazione che lo conduce verso una progressiva scomposizione cubista e, infine, verso una personale astrazione. Questo percorso emerge chiaramente dal confronto tra opere simili per soggetto ma differenti per resa formale, con cui si chiude la mostra. Dalla rappresentazione analitica degli esordi alla dissoluzione della forma degli anni Sessanta, si delinea un filo conduttore basato sull’introspezione e sull’uso di una pittura densa, a impasto. Una sottile dimensione onirica attraversa tutta la sua produzione, conferendole una coerenza profonda e persistente.

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Mostra a cura di Manuel Carrera
Vernissage mercoledì 11 giugno 2025 ore 18:00 (su prenotazione)
Mostra dal 12 giugno al 3 ottobre 2025
Ingresso libero e gratuito alla mostra (lun.-ven. 10:00-13:00 e 15:00-18:00)

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Fausto Pirandello nasce a Roma il 17 giugno 1899, figlio del celebre drammaturgo Luigi Pirandello. Cresciuto in un ambiente familiare permeato d’arte e letteratura, sceglie presto la via della pittura, dopo un iniziale avvicinamento alla scultura interrotto per motivi di salute. Si forma da autodidatta, frequentando i corsi estivi della Scuola d’Arte degli Orti Sallustiani ad Anticoli Corrado e studiando disegno con l’incisore Sigmund Lipinsky. Tra le sue prime influenze si riconoscono le atmosfere simboliste della Secessione e le ricerche tonali della cosiddetta “Scuola romana”.

Il soggiorno parigino tra il 1928 e il 1930 rappresenta un capitolo fondamentale del suo percorso artistico ed esistenziale. Stabilitosi con la moglie Pompilia D’Aprile in rue Bardinet, Pirandello vive intensamente la scena culturale della Ville Lumière, entrando in contatto con artisti italiani e francesi, e confrontandosi con la pittura di Cézanne, Picasso e il neoclassicismo post-cubista. Parigi si rivela per lui un’esperienza decisiva di apertura e autonomia, non solo rispetto all’ambiente artistico romano, ma anche nei confronti della figura paterna. Come riconoscerà più tardi, fu proprio in quel contesto che la sua pittura trovò un nuovo equilibrio formale e un respiro europeo.

Dopo il ritorno a Roma, partecipa a numerose esposizioni, tra cui le Biennali di Venezia e le Quadriennali romane, affermandosi come una delle personalità più complesse e originali del panorama artistico italiano del Novecento. Pur restando ai margini dei gruppi dominanti, Pirandello costruisce una carriera coerente e appartata, segnata da continue sperimentazioni e da un’indagine pittorica mai compiaciuta, profondamente legata alla rappresentazione della condizione umana.

Muore a Roma il 30 novembre 1975. Oggi, la sua opera è riconosciuta come una delle testimonianze più intense e rigorose dell’arte italiana del secolo scorso.

 

Fausto Pirandello, Padre e figlio, 1934, olio su tavola, 150 x 112 cm, Roma, collezione privata, © Mart, Archivio fotografico e Mediateca, Ph. G. Schiavinotto

  • Organizzato da: IIC Parigi
  • In collaborazione con: Fondazione Fausto Pirandello