“La cancellatura non è una banale negazione ma piuttosto l’affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un segno negativo in gesto positivo”.
Con la sua cancellatura, Emilio Isgrò ha rivoluzionato radicalmente la pratica artistica contemporanea. A dispetto di coloro che considerano la cancellatura come un gesto che annulla, nell’opera di Isgrò essa si spinge oltre, diventando una teoria utile all’indagine della realtà, una filosofia per interpretarla, un linguaggio per scriverla e descriverla. Cinquant’anni dopo la prima cancellatura, questa mostra/istallazione nelle sale dell’Istituto presenta al pubblico francese una selezione di opere che affrontano in maniera paradossale le tematiche della censura e dell’intolleranza, come i grandi ritratti dove Girolamo Savonarola e Galileo Galilei affermano di non essere sé stessi.
Artista concettuale e pittore – ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista – Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, Sicilia, 1937) è certamente uno degli artisti italiani più celebri del XX e XXI secolo. Nel 2016 la sua città d’adozione, Milano, gli ha reso omaggio con un progetto su tre luoghi: un’antologia del suo percorso a Palazzo Reale, l’esposizione del Ritratto di Alessandro Manzoni cancellato alle Gallerie d’Italie e i 35 volumi de I Promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati alla Casa del Manzoni.
Mostra/istallazione organizzata in collaborazione con la Galerie Tornabuoni Art e l’Archivio Emilio Isgrò.
Vernissage il 27 marzo alle 19 in presenza dell’artista e del critico Marco Bazzini.
Il giorno del vernissage, l’entrata avverrà eccezionalmente dal numero 73 di rue de Grenelle.
Mostra/istallazione fino al 5 aprile, negli orari di apertura dell’IIC.
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