In occasione della Settimana della cucina italiana abbiamo invitato lo chef Fabrizio Ferrara dell’Osteria Ferrara di Parigi per un atelier gastronomico milanese. Nel corso dell’atelier lo Chef illustrerà le ricette e preparerà i piatti che saranno poi assaggiati dai partecipanti. Tariffa: 80€ a persona. 14 posti. Prenotazioni e tariffe: cours.iicparigi@esteri.it
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Crostino di polenta, salame d’oca di Pavia
“Malfatti alla lomellinese”, burro e salvia
Risotto tradizionale alla Milanese
Cotoletta alla milanese
Sbrisolona Mantovana, crema al mascarpone
Fabrizio Ferrara nasce in Sicilia e all’età di dodici anni si trasferisce a Milano con la sua famiglia. Neanche adolescente, capisce già che la sua strada è quella della cucina. Dopo la scuola alberghiera Carlo Porta, passa ai fornelli di Sadler che, riconoscendo il suo talento, gli suggerisce di partire per Parigi. Arriva così nella capitale francese, dove lavora al Relais Plaza. Dopo sei anni lascia la grande casa di Alain Ducasse per fondare la sua, con la moglie Federica Mancioppi, all’epoca sotto-chef all’Armani Café. Nel 2008 nasce così il Caffè dei Cioppi, piccola perla nascosta in uno stretto passaggio parigino: in una cucina minuscola, che dava su una sala di soli quattordici posti, Fabrizio e Federica preparavano ricette semplici, prese dalla miglior tradizione italiana, che hanno fatto di questa tavola uno dei punti di riferimento imperidibili dell’undicesimo arrondissement, tappa obbligata per tutti gli amatori della cucina transalpina. Dopo più di sei anni si imponeva un cambiamento: non tanto una rottura quanto un’evoluzione naturale, quella che ha portato alla chiusura del Caffè dei Cioppi e, un anno più tardi, alla nascita dell’Osteria Ferrara. Lo spirito che rese celebre il Caffè dei Cioppi resta oggi intatto ma, nella nuova cucina dell’Osteria Ferrara, l’immaginazione di Fabrizio ha finalmente trovato il modo di esprimersi meglio svelando tutta la profonda ricchezza della cucina italiana. In un luogo pieno di fascina e di storia, antico punto d’incontro d’anarchici italiani e trasformato in bistrot da un ebanista nel 1932, Fabrizio e la sua nuova squadra scrivono un nuovo capitolo di una bellissima storia di convivialità e condivisione.