In occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, l’Istituto italiano di cultura di Parigi ha il piacere di ospitare tre repliche dello spettacolo Teatro da mangiare? il 15, 16 e 17 novembre.
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Sì, al Teatro da mangiare? si mangia davvero, si mangiano le cose che facciamo da ventuno anni, da quando è cominciata la nostra vita di contadini.
Si mangiano le cose che coltiviamo e trasformiamo nella nostra azienda agricola, che tiriamo fuori dalla nostra terra. Seduti attorno a un tavolo, preparando e consumando un vero pasto, raccontiamo a modo nostro la nostra singolare esperienza di contadini-attori: dieci anni di vita in campagna e di teatro fatto fuori dai teatri.
Teatro da mangiare? è stato concepito in una cucina, la cucina della nostra casa delle Ariette. Noi facevamo le tagliatelle e intanto parlavamo con Armando Punzo e Cinzia de Felice che si erano fermati a dormire a casa nostra dopo lo spettacolo della sera prima.
Teatro da mangiare? ha debuttato a Volterrateatro il 18 luglio 2000 e in questi anni si è comportato come un vero e proprio organismo vivente crescendo, maturando e arricchendosi dell’esperienza di oltre 900 repliche in giro per l’Italia e l’Europa.
Da allora tante cose sono cambiate nella nostra vita, ma la forza contagiosa di questo “autoritratto”, di questa pubblica confessione autobiografica, continua a sorprenderci. Siamo indubbiamente noi gli autori-artefici di questo spettacolo, ma c’è qualcosa che ci sorpassa, che lo rende autonomo, libero, di tutti e di nessuno.
Attorno al grande tavolo dove ci ritroviamo, attori e spettatori, a condividere il tempo di un pranzo o di una cena, succede qualcosa che non siamo in grado di spiegare. Si compie un rito così profondamente umano da catapultarci nel cuore del nostro presente, nell’attimo assoluto del “qui e ora”, senza mediazione, nell’evidente e disarmante verità delle nostre vite.
Antonio Calbi sullo spettacolo: “Ci sono degli spettacoli che entrano nella nostra vita in modo diverso rispetto agli altri: ti penetrano nel profondo, toccando pezzi delle nostre biografie, i sentimenti più segreti, che accarezzano le nostre sensibilità. A me è accaduto con spettacoli di maestri come Strehler, Ronconi, Brook, Wilson, Kantor, Dodin, Nekrosius, Bausch, Ono, Carsen e pochi altri. Poi ci sono spettacoli che sono vere e proprie esperienze, spesso fuori dagli schemi ordinari e fuori dai teatri: il Bucchettino della Raffaello Sanzio, l’Edipo del Lemming, i teatri intimi della compagnia Cuocolo Bosetti, i lettini di Animanera, e prima ancora la Trilogia di Roberto Bacci a Pontedera. È il caso anche di questo “teatro da mangiare?” Del Teatro delle Ariette di Bologna, cui gli spettatori prendono parte seduti intorno a un grande tavolo. Su quel tavolo, intorno a quella tavola- palcoscenico, si intrecciano le storie che i tre interpreti-cuochi ci donano. Le loro storie diventano le nostre storie, i loro sorrisi e le loro lacrime diventano le nostre. Un raro esempio di teatro di comunità e di autentica umanità che continua dal 2000 a commuovere spettatori di mezza Europa. Dovunque io sia approdato nel cammino della mia vita professionale, ho sempre portato con questo “teatro di terra e di pane”, come esempio di cultura diretta, umile e dunque purissima, come una sorta di manifesto di come noi italiani possiamo essere grandi anche quando apparentemente siamo poveri. Un teatro dell’anima, senza sipario, che ci sfiora e ci nutre.”
Teatro delle Ariette
Teatro da mangiare?
evento per 26 commensali
di Paola Berselli e Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini
regia Stefano Pasquini