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Musica / mdi ensemble / Des espaces autres

L’ensemble mdi si è formato a Milano nel 2002. Nel 2017 ha ricevuto il premio “Una vita nella musica”, assegnato dal Teatro alla Fenice di Venezia, per aver perseguito “con tenacia e studio instancabile un obiettivo ben preciso, ovvero affrontare la produzione di musica contemporanea con una forte identità di suono e di stile interpretativo, alla stregua delle formazioni cameristiche dedicate al repertorio tradizionale”. Dalla sua nascita, l’ensemble ha collaborato con compositori come Helmut Lachenmann, Salvatore Sciarrino, Gérard Pesson, Marco Stroppa, Stefano Gervasoni, Sofia Gubaidulina. Artista in residenza al festival Milano Musica dal 2012 al 2017, l’ensemble mdi è regolarmente invitato dalle più importanti istituzioni musicali italiane e straniere, tra cui Mito-Settembre Musica, la Biennale Musica di Venezia, la Società del Quartetto di Milano, il Ravenna Festival, Festival dei Due Mondi, Festival Transart, Festival di Bologna, Festival Présences di Radio France, Festival Jeunesse di Vienna, ORF di Innsbruck, Villa Concordia di Bamberg, SWR di Stoccarda, SMC di Losanna, LACMA di Los Angeles, Chelsea Music Festival di New York. Ha collaborato con direttori come Stefan Asbury, Beat Furrer, Emilio Pomarico, Pierre-André Valade. Ha registrato CD dedicati a Simone Movio, Mauro Lanza, Marco Momi, Giovanni Verrando, Misato Mochizuki, Emanuele Casale, Sylvano Bussotti, Stefano Gervasoni (Prix de l’Académie Charles Cros, “Coup de cœur-musique contemporaine” 2009). Il DVD “Vedere il suono-omaggio a Helmut Lachenmann” è stato trasmesso da Rai 5 e Sky Classica.

La ricerca di particolari disposizioni spaziali dei musicisti allo scopo di creare vere e proprie coreografie sonore ha una lunga storia nella tradizione musicale italiana. Dai doppi cori veneziani alle visionarie creazioni di Luigi Nono e Salvatore Sciarrino per arrivare fino ai nostri giorni, l’interesse dei compositori per questa dimensione del suono ha fatto sì che si venisse a creare un repertorio assai vasto capace di rinnovare incessantemente l’esperienza d’ascolto. Ne offrono un interessante esempio i quattro lavori presentati in questo concerto e caratterizzati da altrettante estetiche e linguaggi.

Marco Stroppa: Hommage à Gy. K., per clarinetto, viola e pianoforte (2011) [17′]

Clara Iannotta: Limun, per violino, viola e due tourneurs de pages (2011) [7′]

Lorenzo Troiani: La fine è senza fine, per quintetto (2017) – creazione francese [10′]

Maurizio Azzan: Of other spaces, per cinque musicisti spazializzati (2017) – creazione francese [17′]

Écrit en 2011 à la demande de la radio SWR de Stuttgart pour le Festival Eclat, le vaste ouvrage Hommage à Gy. K. de Marco Stroppa (1959) étudie en sept mouvements contrastés les relations spatiales au sein d’un trio à géométrie variable composé de clarinette, d’alto et de piano. Composé la même année pour Barbara Maurer et Melise Mellinger, Limun (1983) de Clara Iannotta prolonge l’intimité du duo grâce à deux tourne-pages qui, au lieu de se limiter à leur propre fonction, dilatent artificiellement leur résonance dans l’espace, la projetant dans une dimension totalement transfigurée. Dans La fine è senza fine, Lorenzo Troiani (1989) s’inspire de la recherche de l’équilibre dans le célèbre Seiltänzer de Paul Klee pour trouver une dimension stable dans un son matériel en perpétuel changement qui part du violoncelle solo et s’étend au-delà des limites ordinaires des instruments.Toujours dans l’esprit d’une recherche sur l’instabilité du son, Of other spaces (1987) de Maurizio Azzan clôt le concert en dilatant dans l’espace de la salle les vibrations d’un violon et d’un piccolo, placés dos au centre de la scène, pour explorer leur devenir sonore selon de multiples perspectives jusqu’au renversement de la situation initiale.

Con Sonia Formenti (flauto), Paolo Casiraghi (clarinetto), Lorenzo Gentili-Tedeschi (violino), Paolo Fumagalli (viola), Giorgio Casati (violoncello), Luca Ieracitano (pianoforte)

Concerto organizzato nell’ambito del festival ManiFeste in partenariato con l’IRCAM.

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