Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), è una figura fondamentale nella storia dell’arte, un precursore della modernità. Sulla sua rivoluzione molto si è scritto, ma gli studi sulla sua straordinaria opera non smettono di arricchiere le prospettive di analisi del suo lavoro. Nel mese di marzo il direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi, Antonio Calbi è lieto di presentare al suo pubblico due eventi sulla sua vita travagliata e sul suo lavoro. Si tratta di due occasioni per tracciare ritratti diversi e complementari su questo immenso artista.
Il 7 marzo alle 17 una conferenza riunisce la professoressa Francesca Cappelletti, direttrice della galleria Borghese, e la professoressa Stefania Macioce, tra le più importanti voci di storiche e storici dell’arte che si sono interessati a Caravaggio. L’incontro, introdotto da Nicolas Saint Fare Garnot, già direttore del Musée Jacquemart Andrée, approfondirà alcuni aspetti dell’opera di Caravaggio a partire dalla recente pubblicazione delle opere delle due studiose: Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti, fonti e inventari – 1513-1848 (Ugo Bozzi Editore) e Caravaggio e come cercarlo. Alla Galleria Borghese, a Roma e in giro per il mondo (Paparo Edizioni).
Il 14 marzo sarà, poi, il turno della proiezione del film L’ombra di Caravaggio, l’ultimo successo di Michele Placido, una produzione franco-italiana uscita nelle sale nel novembre del 2022 e che vede figurare attori di fama internazionale quali Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert e Michele Placido stesso. Sarà proprio quest’ultimo a presentare il 14 marzo la sua opera nelle sale settecentesche dell’Hotel de Galliffet. Attraverso una trama in cui evasioni e inseguimenti si intersecano fino a tessere la complessa e tormentata storia di un uomo che deve sfuggire al proprio destino, viene alla luce in che modo i fatti della vita di una persona ne condizionino profondamente la produzione artistica. Nel caso di Caravaggio, il contatto diretto con la miseria, gli esclusi dalla società e la vita notturna che si consumava nei vicoli di Roma lo conducono a una ricerca della verità che si traduce in un rifiuto della tradizione pittorica rinascimentale. Raffigurando soggetti profani nei loro tratti più brutali e peccaminosi, Caravaggio compie al contempo una divinizzazione dell’umano e un’umanizzazione del divino.