Grande emozione ieri sera – 14 maggio – all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi che ha voluto onorare la memoria di Nicola Calipari, il responsabile del SISMI nei territori iracheni, morto mentre portava la giornalista Giulia Sgrena all’aeroporto di Baghdad, il 4 marzo 2005, venti anni fa.
Lo spettacolo “Il viaggio di Nicola Calipari » , scritto da Fabrizio Coniglio, è strutturato in tre parti: la prima ritrae la giornalista del “Manifesto” durante la sua prigionia, evidenziando i sommovimenti dell’anima, il terrore di venire uccisa, la solitudine della donna, la relazione con i suoi due carcerieri; la seconda parte ricostruisce le fasi della sua liberazione guidata da Nicola Calipari; la terza alcune sequenze dei processi, che porteranno a un nulla di fatto in Italia, per difetto di giurisdizione; e nei fatti alla non condanna dei militari americani che aprirono il fuoco sulla Toyota Corolla su cui viaggiava l’autista Andrea Carpani, e sul sedile posteriore Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, auto crivellata di colpi mentre viaggiava verso l’aeroporto dove i tre sarebbero partiti alla volta di Roma. Calipari per proteggere la giornalista la copre con il proprio corpo e rimane ucciso da una pallottola alla testa. Sgrena e Carpani rimangono anche loro feriti.
Lo spettacolo è la ricostruzione fedele di questa terribile pagina della nostra storia recente, in un difficile scenario internazionale, e usa solo testi dei documenti delle inchieste e degli atti processuali in un efficace esempio di “teatro civile” per onorare la memoria di un uomo che aveva un profondo senso dello Stato e della propria missione.
Straordinario il lavoro dei due interpreti in scena: Fabrizio Coniglio passa con disinvoltura dai panni del rapitore e carceriere a quelli struggenti e cristallini di Calipari, a quelli del soldato statunitense Mario Lozano, che sparò dalla mitragliatrice contro l’auto in cui viaggiavano i tre italiani. Toccante anche l’interpretazione di Laura Nardi nei panni di Giuliana Sgrena ma anche di quelli della moglie dell’agente segreto ucciso, Rosa Maria Villecco.
Davanti a un pubblico numeroso e attento, con in prima fila il console Jacopo Albergoni, e rappresentati dell’Ambasciata e dei corpi militari, dopo lo spettacolo i due interpreti e la giornalista hanno dialogato con il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi Antonio Calbi, ripercorrendo le ragioni che hanno portato alla realizzazione di questo lavoro teatrale nato nel 2008 e da allora replicato numerose volte nei teatri, nelle scuole, in luoghi istituzionali.
Giuliana Sgrena ha ricordato la drammaticità di ciò che ha vissuto, non soltanto durante la prigionia e le ore fatali dell’agguato, ma anche le reazioni scomposte di chi l’ha accusata di essersela “andata a cercare”, rivoltele anche da colleghi giornalisti, rimarcando ancora una volta la centralità e “necessità” del lavoro del giornalista sul campo per svolgere appieno il lavoro di informazione non stando al chiuso e al sicuro nelle redazioni e nelle camere di albergo, ma in prima linea, ricordando le centinaia di giornalisti e reporter di guerra che continuano a morire sia in Ucraina sia in Palestina.
Il direttore Calbi in chiusura della serata ha letto la motivazione del conferimento della Medaglia d’oro al valor militare conferita a Nicola Calipari, avvenuta il 19 marzo 2005, quindici giorni dopo la sua morte, per iniziativa del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
“Capo Dipartimento del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare – già distintosi per avere personalmente condotto molteplici, delicatissime azioni in zona ad altissimo rischio – assumeva il comando dell’operazione volta a liberare la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata da terroristi in Iraq. Prodigandosi con professionalità e generosità, sempre incurante del gravissimo rischio cui consapevolmente si esponeva, animato da altissimo senso del dovere, riusciva a conseguire l’obiettivo di restituire la libertà alla vittima del sequestro, mettendola in salvo. Poco prima di raggiungere l’aeroporto di Bagdad, nel momento in cui l’autovettura sulla quale viaggiava veniva fatta segno di colpi d’arma da fuoco, con estremo slancio di altruismo, faceva scudo alla connazionale con il suo corpo, rimanendo mortalmente colpito. Altissima testimonianza di nobili qualità civili, di profondo senso dello Stato e di eroiche virtù militari, spinte fino al supremo sacrificio della vita”.
Il direttore, infine, ha rimarcato il dovere della cultura di farsi carico della memoria e della testimonianza civile, rimandando gli spettatori alla proiezione del film “Il nibbio”, diretto da Alessandro Tonda e interpretato da Claudio Santamaria, nei panni di Calipari (nome in codice Nibbio, un rapace delle montagne calabresi, regione natale di Calipari), e Sonia Bergamasco, nei panni della Sgrena.